Nel caos di vita, l’ordine libero di capire

Cari Fratelli e care Sorelle provo una grande emozione in questo momento nel potermi presentare a Voi.  Me ne sto accorgendo, percorrendo questo cammino, difficile, che ancora non comprendo totalmente, ma che sento mi sta profondamente cambiando. La mia vita profana è stata un caos a livello sociale e professionale, vivendo esperienze così sofferte che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico, e non ho difficoltà a condividerlo con voi Fratelli miei, perché sto imparando, quanto sia bello potersi mettere a nudo, liberandosi da preconcetti, da pensieri negativi, facendosi vedere per quello che si è! Oggi a distanza di più di un anno, nel continuo sgrossamento della pietra grezza, faccio fatica a riconoscermi: prima non sapevo stare fermo due minuti; invece, ho imparato a rimanere immobile due e più ore in posizione faraonica. Ho iniziato ad apprezzare il silenzio, mentre in passato non ne capivo il vero valore, ora, invece, inizio a coltivare nel mio silenzio l’ascolto che mi sta educando anche ad osservare i comportamenti delle persone in generale e ad essere più riflessivo. Oggi, capisco meglio gli insegnamenti della mia maestra delle scuole elementari, quando ci invitava a riflettere molto bene, prima di esprimere un pensiero. Credo che se avessi vissuto, in momenti passati della mia vita personale e professionale, questo percorso e se avessi avuto accanto Fratelli e Sorelle con i quali confrontarmi, alcune vicende sarebbero andate diversamente. Lo stare all’ordine e il rimanere seduto ore nella posizione faraonica, mi ha permesso di poter apprezzare che lo stare immobili, porta ad una maggiore consapevolezza del proprio corpo, aumentandone il controllo anche delle emozioni, che ho avuto sempre difficoltà a gestire. Questa postura mi sta permettendo di accedere ad un altro Gianluca, fatto di attesa e non azione, fatto di pensiero e non parola, costruendo un dentro e non un fuori. Avrei potuto compiere scelte differenti, le quali mi avrebbero portato ad essere uno schiavo della profanità, non l’ho fatto ed ho scelto di combattere per un ideale, per la legalità, per la giustizia, per la mia patria e questi ideali sono stati la spinta per darmi il coraggio, per iniziare questo percorso.
Una scelta fatta con la libertà che ha sempre caratterizzato la mia vita, libertà che ho pagato a caro prezzo, ma che mi ha reso e rende un uomo migliore. “Ormai me reggo su ‘na cianca sola. – diceva un Grillo – Quella che me manca m’arimase attaccata a la cappiola. Quanno m’accorsi d’esse priggioniero col laccio ar piede, in mano a un regazzino, nun c’ebbi che un pensiero: de rivolà in giardino. Er dolore fu granne… ma la stilla de sangue che sortì dà la ferita brillò ner sole come una favilla. E forse un giorno Iddio benedirà ogni goccia de sangue ch’è servita pe’ scrive la parola Libbertà!” Trilussa parla di un sacrificio che il grillo compie, per riconquistare la libertà. Tra i vari significati quella zampa persa, sacrificata, forse, rappresenta che se siamo disposti a “combattere” per dei principi, dobbiamo lasciar andare parte di noi, per portare avanti quello in cui crediamo, a qualsiasi prezzo, “anche perdere una zampa”, per rimanere fedeli ai nostri valori, contribuendo a dare una nuova visione del mondo. Ovviamente con dolore e anche paura. Ma vivere per dei principi, fa superare anche la paura. Li ho ritrovati quando sono entrato, per la prima volta, nel tempio, nella mia nuova casa. Allora il sacrificio, il mio sacrificio, è diventato necessità, e mi ha dato una nuova direzione da seguire, incoraggiato da tutti Voi, nel sapere di avere una presenza nelle mie scelte in questa nuova vita. Sono consapevole, cari Fratelli e care Sorelle, di avere molti difetti, anche se sto cercando di migliorarmi, avendo ben chiaro cosa significhi la nostra fratellanza: esserci sempre nella luce e nell’ombra. Prima mi facevo sopraffare dalle mie oscurità, ora ho capito, guardando l’Oriente, cosa guida il mio cuore…“Quela Vecchietta ceca, che incontrai la notte che me spersi in mezzo ar bosco, me disse: – Se la strada nu’ la sai, te ciaccompagno io, ché la conosco. Se ciai la forza de venimme appresso de tanto in tanto te darò una voce fino là in fonno, dove c’è un cipresso, fino là in cima, dove c’è la Croce…Io risposi: – Sarà… ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede…La Ceca, allora, me pijò la mano e sospirò: – Cammina! Era la Fede.”……e allora quel grillo zoppo diventa parlante, per indicare al burattino come si diventa un nuovo uomo!
Ho detto.
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