Roma 21 marzo 2024 – Il 21 marzo segna la XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, un evento che unisce l’Italia nel commemorare coloro che hanno perso la vita nel combattere la criminalità organizzata. Magistrati coraggiosi, appartenenti alle Forze dell’Ordine determinati, giornalisti intraprendenti, politici idealisti e comuni cittadini eroici – tutti questi individui hanno sacrificato la propria vita per resistere e contrastare il potere devastante delle mafie.
Questo giorno di commemorazione è un momento di riflessione nazionale, un’occasione per onorare il coraggio e la determinazione di coloro che hanno scelto di non piegarsi davanti alla criminalità organizzata, ma di lottare per un’Italia migliore e più sicura per le generazioni future.
“Quest’anno, l’imprenditore romano Gianluca Pietrucci ha evidenziato l’importanza di ospitare a Roma un’iniziativa che è stata vissuta coram populo al Circo Massimo. L’idea di portare l’evento nella capitale simboleggia l’unità del paese nella lotta contro la criminalità organizzata. È un segno tangibile di solidarietà e impegno collettivo per la legalità.
Le istituzioni e i cittadini si sono uniti in un’unica voce, ribadendo il loro impegno per un’Italia libera dalle catene della mafia. Attraverso dibattiti, testimonianze e momenti di silenzio, si è reso omaggio alle vittime e si è rinnovato il giuramento di continuare la lotta per la giustizia e la legalità.
Le mafie non solo minacciano la sicurezza fisica, ma anche l’integrità morale della nostra società. Loro cercano di intimidire, corrompere e infiltrare ogni aspetto della vita quotidiana. Tuttavia, è con la nostra ferma determinazione e unità che possiamo contrastare efficacemente questa minaccia.
Il ricordo delle vittime innocenti ci motiva a non abbassare la guardia, a non cedere alla paura e a non tacere di fronte all’ingiustizia. Ogni passo avanti nella lotta contro le mafie è un tributo alle loro vite e al loro sacrificio.
La Giornata della Memoria e dell’Impegno è un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva. È un invito a ognuno di noi a contribuire alla costruzione di una società più giusta e solidale. È un impegno per le future generazioni affinché possano crescere in un ambiente libero dalla minaccia delle mafie.
In questo giorno di commemorazione, ricordiamo le vittime, onoriamo i loro sacrifici e rinnoviamo il nostro impegno per una Italia libera, giusta e sicura per tutti i suoi cittadini.”
“Promossa dalle associazioni “Libera” e “Avviso pubblico”, spiega la Polizia di Stato in una nota stampa – quest’anno è stata scelta Roma come città simbolo del ricordo. “Roma città libera” è uno slogan che evoca il capolavoro del neorealismo “Roma città aperta”: un’opera d’arte che parla di resistenza e della lotta per la libertà. A ottant’anni dalla liberazione dell’occupazione nazi-fascista, oggi Roma torna ad aprirsi e liberarsi.
L’evento, che vede la partecipazione dei familiari delle vittime innocenti delle mafie, ha come scopo quello di smuovere le coscienze e diffondersi dal centro verso le periferie della Capitale, per ribadire che la “Città eterna” può e dev’essere liberata da mafie e corruzione.
Al Circo Massimo, punto di arrivo del corteo, vengono scanditi i nomi delle 1.081 vittime di mafia. Centotrentaquattro sono donne, come ad esempio Emanuela Loi, prima donna della Polizia di Stato ad essere caduta in servizio. Come lei, sono molti i poliziotti che hanno combattuto la criminalità organizzata di stampo mafioso a discapito della vita.
Le loro storie e il loro coraggio vengono raccontati alle nuove generazioni affinché possano rappresentare un esempio da seguire in nome della libertà, della giustizia e della democrazia.
La “Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” è divenuta nel 2017 giornata nazionale con la legge n.20 dell’8 marzo. L’idea però ha radici molto più profonde, che si generano dal dolore di due donne: Saveria, mamma di Roberto Antiochia, poliziotto morto al fianco del commissario Antonino “Ninni” Cassarà nel 1985 e Carmela, mamma di Antonio Montinaro, assistente della Polizia di Stato, ucciso insieme al giudice Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo nella strage di Capaci del 1992.
Gli ideali, che questo giovani servitori dello Stato hanno difeso senza indugi, sono ancora vivi e vengono raccontati agli studenti e ai ragazzi di tutta Italia anche da Tina Montinaro, moglie di Antonio, da sempre impegnata nel mantenere vivo il ricordo del marito e delle vittime delle stragi di mafia, con l’associazione Quarto Savona 15.