Roma – Come oggi 79 anni fa nelle prime ore del 17 aprile 1944 le Ss tedesche, comandate da Herbert Kappler e coadiuvate dai fascisti della Banda di Pietro Kock, circondarono la piccola area dove sorgeva il borghetto del Quadraro di Roma e arrestarono circa duemilauomini ritenuti “validi” (ossia atti al lavoro coatto), di età compresa tra i 15 e i 60 anni. Nell’immediato i rastrellati furono ammassati nel cinema Quadraro (Via Tuscolana n°796), dove furono schedati e divisi in gruppi, per poi essere trasferiti negli stabilimenti cinematografici di Cinecittà. Qui i rastrellati ebbero un unico, ultimo contatto con il parroco di santa Maria del buon consiglio, Don Gioacchino Rey, che aveva prima tentato di entrare nel cinema Quadraro e poi aveva raggiunto Cinecittà chiedendo di essere ascoltato dalle SS . L’intervento del parroco fu comunque essenziale per la memoria futura, poiché ottenne da un lato la liberazione di due uomini, il medico condotto e il farmacista (figure indispensabili in quel momento per la sopravvivenza stessa della comunità) e, dall’altro riuscì a raccogliere centinaia di biglietti che i prigionieri indirizzavano alle famiglie come ultimo pensiero, ma che servirono anche a redigere un elenco dei deportati. Secondo quell’elenco, che fu al centro dei dibattito degli storici e della comunità per decenni, i rastrellati del Quadraro che partirono per i campi di lavoro della Germania e della Polonia furono 683.
All’epoca era presente anche Sisto Quarante, uno dei rastrellati oggi purtroppo deceduto. Il suo racconto del vissuto era diverso da quando leggiamo gli annali di storia, il dolore, lo sgomento di quella giornata che oggi evochiamo era custodito nel suo cuore rimasto ferito a vita. Mai dimenticare dunque”.
Il 17 aprile 2004 il Quartiere Quadraro di Roma è stato insignito della Medaglia d’oro al valor civile, con la seguente motivazione
«Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all’oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio».