ROMA – La pandemia covid ha causato un forte e brusco rallentamento con periodi di stop rispetto alle donazioni di sangue. La situazione sta lentamente riprendendo ma si è ancora lontani dai livelli pre pandemia. Un tema di solidarietà sociale, quello della donazione del sangue sul quale interviene l’imprenditore Gianluca Pietrucci, particolarmente sensibile a tali tematiche. “Dobbiamo sensibilizzare al massimo – spiega – per tornare ai livelli precovid, donare sangue è donare vita, e sono necessarie per salvare vite ed intervenire in contesti emergenziali, chirurgici o per ottenere farmaci derivati dal plasma. Il sangue in tutte le sue componenti è di estrema importanza. Per questo dobbiamo impegnarci anche con il passaparola a spingere su questo fronte, poichè tanti tasselli riescono a comporre il giusto mosaico solidale di vita”.
Il sangue, – spiega la Fondazione Veronesi – tessuto connettivo allo stato liquido, costituisce circa il 5-7% del volume corporeo. In un organismo adulto ne circolano, in media, 4-5 litri e alla sua presenza, al suo movimento e alla sua efficienza è legata la nostra vita. Il sangue è composto da una parte corpuscolata o cellulare – globuli rossi, globuli bianchi, piastrine – che rappresenta circa il 45% del totale, e una liquida chiamata plasma. Si è calcolato che nel mondo, approssimativamente, ogni 2 secondi qualcuno ha bisogno di sangue. Le trasfusioni di sangue, infatti, rappresentano una terapia salvavita in numerose evenienze. Il sangue è indispensabile nei servizi di primo soccorso e di emergenza/urgenza, in molti interventi chirurgici e trapianti di organo e di midollo osseo, nella cura delle malattie oncologiche ed ematologiche e in varie forme di anemia cronica, immunodeficienze, emofilia. L’utilizzo di sacche di sangue fresco (globuli rossi, piastrine) o plasma in regime di chirurgia può variare, a seconda delle situazioni, da un paio di unità, fino alle 10 e anche 20 nel caso di interventi complessi come i trapianti o la protesi d’anca.
Il sangue, con i suoi componenti, costituisce per molti ammalati un fattore unico e insostituibile di sopravvivenza. I globuli rossi servono per la cura di diversi tipi di anemia, le piastrine per diverse malattie emorragiche, il plasma quando vi siano state grosse variazioni quantitative dovute ad ustioni, tumore del fegato, carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili. I plasmaderivati come i fattori VIII e IX per l’emofilia A e B, immunoglobuline aspecifiche per alcune malattie immunologiche e l’albumina per alcune patologie del fegato. «Per gli emocomponenti labili abbiamo tempi molto brevi di conservazione», ricorda Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue dell’Istituto Superiore di Sanità. «I globuli rossi per la cura delle anemie durano 42 giorni in banca del sangue, mentre le piastrine per la cura delle emorragie durano sette giorni. Senza abbondanti rifornimenti di sangue non potremmo curare le emergenze, non potremmo fare la chirurgia complessa come gli interventi di cardio-chirurgia, trapianti, ma anche oncologia, trapianti di midollo o cura di pazienti anemici congeniti. Pensiamo alle talassemie di cui troviamo molti casi in Sardegna, Sicilia e delta padano: si tratta di pazienti che vanno trasfusi cronicamente con globuli rossi per tutta la loro vita. O ancora possiamo fare riferimento alle insufficienze midollari che caratterizzano la popolazione anziana, ci sono pazienti di oltre 70 anni che hanno bisogno di una o anche due trasfusioni alla settimana per poter vivere».
Il plasma costituisce la materia prima per la produzione, attraverso processi di separazione e frazionamento industriale, di medicinali plasmaderivati, alcuni dei quali rappresentano veri e propri farmaci “salva-vita”. «Il principale dei plasmaderivati – spiega Vincenzo De Angelis – oggi è rappresentato dalle immunoglobuline, anticorpi purificati a partire dal plasma, essenziali per mantenere in vita pazienti affetti da immunodeficienze primitive, il cui sistema immunitario non riesce a produrre anticorpi. Le immunoglobuline sono usate in molte altre malattie come ad esempio nelle forme di neuropatie, gravemente invalidanti; grazie alle immunoglobuline questi pazienti possono tornare a camminare e avere una vita normale. Sono tanti i campi di uso dei prodotti derivati dal sangue e tutti questi hanno bisogno di donazioni regolari»
«Se tutte le regione italiane fossero capaci di raccogliere come minimo 40 donazioni ogni 1000 abitanti all’anno, almeno il fabbisogno di globuli rossi sarebbe coperto. Alla fine dell’anno, in Italia, riusciamo ad arrivare a questa quantità, ma ci sono larghi periodi in cui siamo al di sotto di questo numero. Pensiamo al periodo estivo quando le regioni, anche quelle tradizionalmente abbondanti di donazioni come la Lombardia, stanno di molto sotto a questo indicatore. Per quanto riguarda i farmaci plasmaderivati, l’autosufficienza nazionale sarebbe raggiunta se raccogliessimo almeno 18 kg di plasma ogni mille abitanti per la lavorazione industriale. La media italiana, purtroppo, è 14 kg».
Per quanto riguarda la raccolta di plasma, l’Italia ha visto una crescita enorme negli ultimi vent’anni, prima della pandemia: si è passati da 462.805 kg totali raccolti in Italia nel 2000, a 858.900 kg nel 2019. Nel primo periodo pandemico si è registrato un calo, 844.707 kg nel 2020, recuperato nel 2021 con 861.707 kg di plasma raccolto in totale. Nei primi mesi del 2022, proprio a causa della grandissima capacità diffusiva della variante omicron, si è registrato un nuovo calo, da 135.446 kg tra gennaio e febbraio del 2021 a 122.060 kg nel 2022. Per quanto riguarda invece la produzione di unità di globuli rossi, si è verificato un calo consistente passando da 2.548.004 tra gennaio e dicembre del 2019 a 2.409.822 nel 2020. A febbraio 2022, paragonato al 2021, si è visto un lieve incremento dello 0,5%, segnando una ripresa rispetto al mese precedente dove il calo in relazione al 2021 era del 9,5%.”