Strage di capaci, Pietrucci: “Falcone mosca bianca in tela oscura”

0

Roma – Era il 23 maggio 1992. Una data destinata ad entrare nella storia dell’orrore italiano.  Sono trascorsi 31 anni dalla strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, con la moglie e collega Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Oggi il ministro dell’interno Matteo Piantedosi è a Palermo per commemorare chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia.

Il sacrificio del giudice Falcone, una morte annunciata e che egli stesso sapeva che sarebbe arrivata e che costituisce ancora oggi motivo di profonda riflessione. Oggi è una giornata per pensare, riflettere su questi passaggi storici che hanno caratterizzato l’Italia ed aperto comunque la strada alle porte del rispetto della legalità e della trasparenza.

Una mosca bianca in una tela oscura,  era probabilmente il giudice Falcone, che ha creduto fermamente nei suoi valori e nelle sue convizioni. Un uomo che ha pagato con la vita azioni repressive del malaffare. Avrebbe potuto scegliere di vivere ancora a lungo, tra agio ed onori, ma ebbe a combattere anche per le attuali generazioni. Impossibile non ricordare lo sgomento nel vedere quelle immagini al telegiornale. La distruzione, un senso di vuoto che colpì tutta l’Italia. Forse era proprio quello l’intento di chi ha prodotto l’attentato: far capire che il potere era altro. E che si poteva distruggere una autostrada, vite umane, come nulla fosse.
Oggi abbiamo il dovere di portare avanti la legalità, nella vita di ogni giorno, nelle istituzioni e soprattutto nell’impegno politico. Ma a fatti e non a parole.

 

GIOVANNI FALCONE

Era un magistrato italiano noto per il suo impegno nella lotta contro la criminalità organizzata, in particolare la mafia siciliana, conosciuta come Cosa Nostra.

Nato il 18 maggio 1939 a Palermo, in Sicilia, Falcone ha intrapreso la carriera giudiziaria negli anni ’60. Nel corso degli anni, ha acquisito una profonda conoscenza della criminalità organizzata e ha lavorato duramente per smantellare le reti mafiose e portare i responsabili di reati gravi di fronte alla giustizia.

Il suo lavoro più significativo è stato il cosiddetto “Maxi processo” (Processo di Palermo), che ebbe inizio nel 1986. Falcone fu uno dei principali investigatori e pubblici ministeri che condussero questa vasta indagine sulla mafia. Il processo portò a più di 300 condanne, tra cui numerosi capi mafiosi, e rappresentò un duro colpo per Cosa Nostra.

Tuttavia, a causa del suo impegno contro la mafia, Falcone divenne un bersaglio per i boss mafiosi. Il 23 maggio 1992, Falcone, insieme alla sua scorta di agenti di polizia, fu ucciso in un attentato dinamitardo. Una tonnellata di tritolo fu fatta esplodere sotto l’autostrada A29 vicino all’aeroporto di Palermo. Nell’attentato persero la vita anche sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta.

L’omicidio di Falcone causò una profonda indignazione in tutta l’Italia e portò a un rafforzamento della lotta contro la mafia. Il suo sacrificio contribuirà a catalizzare l’opinione pubblica ea mobilitare le forze dell’ordine per combattere con maggior determinazione la criminalità organizzata.

Leave A Reply

Your email address will not be published.